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Siamo noi
a far bella la luna con la nostra vita coperta di stracci e di sassi di vetro. Quella vita che gli altri ci respingono indietro come un insulto, come un ragno nella stanza. Ma riprendiamola un mano, riprendiamola intera, riprendiamoci la vita, la terra, la luna e l’abbondanza. |
“Ho visto anche degli zingari felici” è forse la più
grande canzone della storia della musica italiana. Claudio
Lolli capì subito che l’aveva fatta grossa, e la tirò a
durare quasi sei minuti, e nel disco la mise all’inizio: e
poi ne aggiunse un altro po’ alla fine del lato B.
“Nell’attacco arioso del sax”, come lo raccontò poi in una
sua poesia Gianni D’Elia, e nel giro di chitarra che lo
segue e sostiene tutta la canzone, c’è di che fare
schiattare di invidia i maggiori arrangiatori dei decenni
seguenti”. … (Luca
Sofri) |
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"Avevo poco più di vent’anni quando il 7 Aprile 1976 fece
irruzione nella musica leggera italiana il disco di Claudio
Lolli “Ho visto anche degli zingari felici”. Lolli non aveva
bisogno di convincermi, lo aveva già fatto efficacemente con
i suoi dischi precedenti che ascoltavo praticamente tutti i
giorni, a dispetto delle ragazze che scappavano e le
fidanzatine che si sfidanzavano, tutte poco propense a
sostare più di tanto in un universo musicale (il mio) in cui
Claudio Lolli era il protagonista assoluto, pronte
recriminare che quelle sue canzoni erano troppo tristi. Io
non avvertivo alcuna tristezza, ma solo la presenza di uno
specchio davanti al quale passare.
Circolava una ben strana energia in quegli anni ’70, con
folate di sogni, utopie, astrazioni, ribellioni che andarono
a contaminare felicemente anche (ma non solo) la musica e le
canzoni che, di riflesso, venivano partorite e lasciate in
eredità al mondo. Il disco degli Zingari Felici racchiudeva in sé
questa e tante altre cose. |
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"Ho visto anche degli zingari felici” è stato e rimane un capolavoro. Potrei dire dell’armonia tra le parole e la musica, tra i ritmi e i cazzotti sullo stomaco per quel treno saltato in aria, o per quella rabbia dei pugni in tasca e dei fischi per quei maiali. Dolore e morte si alternano con amore e speranza, perché è vero: siamo noi a far ricca la terra, quindi riprendiamoci la vita, la terra, la luna e l’abbondanza. La parola “Speranza” Claudio Lolli non l’adopera, va riconosciuto. Però traspare da quel sax, da quella chitarra elettrica, da quella voce, da quelle parole: quindi vale ancora di più perché è una delle sintesi possibili di questa tavolozza di sentimenti polarizzati, finanche contrastanti. Per chi in quegli anni c’era, bè, è facile riconoscere in queste canzoni e in queste melodie tutti quei sentimenti, a volte anche violenti e senza mediazione, che animavano ognuno di noi, da solo o in piazza con gli altri. Quando esce questo disco, “Ultimo tango a Parigi” viene censurato e Morandi canta “Sei Forte papà”. Claudio invece ci canta un primo maggio dove la festa per il Viet-nam e la morte di suo padre devono starci entrambe, sapendo che così ci si confonde. Di una cosa dobbiamo per sempre essere grati a Claudio: di averci insegnato che è meglio confondersi per davvero che seguire come pecore (o internauti) verità di carta velina. Ritorno sulla speranza, sapendo che è un rischio accoppiare questa parola ai capolavori del Maestro Claudio Lolli, poeta, scrittore e cantautore, che ci ricorda che “…non vogliamo cambiare il nostro inverno in estate”. Ma cos’è, se non speranza, poter immaginare che sia possibile, con una donna, non essere il suo manico di scopa o il lampadario che le toglie il reggiseno? Non è speranza vedere degli zingari felici corrersi dietro, far l’amore e rotolarsi per terra? Allora, caro Claudio, con tanti anni e tanti acciacchi in più, fuori e dentro, tutti, continuiamo ad aprire la nostra finestra, perché non credo sia del tutto sbagliata, anzi…" (Lauro Venturi) |
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L'associazione "Aspettando Godot" è nata alcuni anni fa attorno alla figura di Claudio Lolli, per noi simbolo di coerenza assoluta in tutta la sua lunga carriera, e della capacità (che non è stata da tutti) di aver affrontato l'inesorabile scorrere del tempo senza mai trasformarsi in un mercante travestito da poeta, a differenza di altri.. Ringraziamo Claudio Lolli anche per messo a disposizione dell'associazione "Aspettando Godot" lo splendido Bootleg di "Ho visto anche degli zingari felici" registrato dal vivo il 14 Aprile del 1976, pochissimi giorni dopo l'uscita del disco, e di averci così aiutato in "maniera tangibile" a proseguire il nostro percorso. Bootleg live originale del 1976 a sostegno dell'associazione Aspettando Godot |